Alfonso e la vita
- Autore: websitebuilder
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- 14 mag, 2018
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I capitolo : ALFONSO
Mi piacerebbe che si parlasse di Alfonso , come di una persona speciale. Alfonso , per gli amici , Ciccio .
Roma 1964. Kemeny e Kunz, progettano il linguaggio di programmazione basic, si svolgono le olimpiadi estive a Tokyo, Sergio Leone gira il film "per un pugno di dollari", Paolo VI riceve la visita di Martin Luther King , premio nobel in quell'anno, a Roma.
La famiglia Mariani è composta fino ad allora da Giandomenico, il papà , Lucia la mamma e Michele, il fratello.
Giandomenico, è figlio unico di madre unica, ovvero non ha mai conosciuto il suo vero padre, ed ha praticamente ripudiato il patrigno, Gino vecchio ufficiale dell' esercito che aveva partecipato alla guerra d'Abissinia, morto comunque prematuramente e il cui unico merito a detta di Alfonso, è stato quello di riconoscerlo e lasciargli il cognome.
Giandomenico, cresce nel 1931 e dopo un infanzia passata in un piccolo paese fuori Roma, Genazzano, all'età di 16 anni si arruola in marina ed inizia la carriera come sottoufficiale della Marina Militare Italiana dal 1954 al 1970. Poi, per intercessione della madre, segretaria , riesce ad entrare come impiegato presso il Ministero delle Finanze dove inizia una carriera che lo porterà ai margini della dirigenza.
Lucia ha altri tre fratelli, Edo, Cecco, Imma. Proviene da una famiglia di artisti, musicisti ed attori, e parte della sua infanzia , l' ha passata ascoltando concerti e facendo piccole parti nella compagnia dello zio paterno.
Sono le quattro di notte quando Lucia , affidata alle sapienti mani di Anna, un ostetrica romana, dà alla luce il piccolo ciccio. ciccetto per tutti i parenti, accorsi in massa l'indomani a vedere il nuovo di casa Galimberti. C'è nonna Giulia e nonno Franco, c'è l' immancabile sorella della nonna con annesso marito, c'è una dei fratelli della mamma, Luisa e consorte. Insomma un bel quadretto familiare, se non fosse , che giulia non vede la figlia da otto mesi, la sorella non parla con il nonno da ormai quattro lunghi anni e Luisa non vede Lucia almeno da tre mesi...

Ho sempre avuto in mente di fare città immaginarie fatte di case e colori senza una forma particolare, senza assomigliare a nessuna ma riprendendo le suggestioni delle favelas, di positano, di ponza, dei colori del mediterraneo. Ora ho preso un foglio 50X70 ed ho cominciato questa scalata. Seguitemi........

Alla Galleria d'Arte dei Leoni, in Via Margutta 91, espone il giovane artista romano Paolo Bucello (presentato dal critico Giorgio Palumbi) con una serie di opere ormai diventate riconoscibili data l'inconfondibile cifra stilistica che caratterizza il suo lavoro. Le opere esposte si svelano agli occhi del fruitore con tratti e accenni o parti dell' artista che, incastonati nella materia, sprigionano come per osmosi il più sublime degli elementi per l'anima : l' Emozione. Quest'ultima per chi osserva l'arte con i pensieri del cuore, si manifesta attraverso modi, forme e colori, diversi nella particolarità ma legati da un unico modo esistenziale: la Meraviglia, principio e fine ultimo di ogni uomo che voglia districarsi tra il reale, il simbolico e l'immaginario assaporando il Perchè. Ecco la ver finalità dell'arte: meravigliarsi per emozionarsi, per sentirsi creatura di un "Terzo Escluso".

Paolo Bucello, ballerini di valzer e guappi cubani: i colori per raccontare angoscia ed energia. Come i pittori dell' Avana degli anni '50 da Portocarrero a Mariano a Lam, Paolo Bucello espone oltre che in galleria nei migliori bar di Roma dove è cresciuto. E come i pittori del Tropicalismo habanero, ormai nei musei e nele migliori collezioni e battuti all'asta da Christie's, Bucello usa il colore senza pudore per disegnare le emozioni, le difficoltà, vecchiaia e gioventù di un'umanità che sembra preferire l'eccesso. Con una tecnica personalissima e schiva delle mode e delle tendenze metropolitane, racconta l'uomo con le sue angosce ed energie interiori, manifestando un'attenzione profonda per la realtà che lo circonda. Pittore di scuola romano-marguttiana, Bucello (formatosi allo storico liceo artistico di Via Ripetta) espone presso la BiblioThè di Via Celsa 4/5, vicino a Piazza del Gesù. Nelle sue tele, ci sono i ballerini di un waltzer che per effetto dei protagonisti diventa un voluttuoso mambo, ci sono due guappi cubani. Feroci fumatori di sigari Lanceros che aspettano al bar di un Havana che Casto ha spazzato via. Sombreros e sigari, completo di lino bianco, sono "Habaneros" senza futuro, ma con un presente colorato e vivo. Bucello spalma il colore vivo sulle tele : "La sposa" , "Dancers", "La verduraia" , "l'attesa", raccontano storie piene di luce e di ogni epoca. E' una pittura che non stanca, che colpisce e racconta, anche mentre si è distratti a bere un caffè.

Aiutato dalla forza del colore il pudore di essere un artista lascia finalmente il posto alle atmosfere, alle suggestioni, alle memorie di Paolo Bucello che appende i suoi ultimi lavori nello spazio espositivo nel cuore di Roma, al ristorante Vernissage in Piazza dei Caprettari 56/60. Infatti, alla sua terza mostra, questo pittore nato a Roma nel 1964 e pronipote di Renzo Vespignani, dopo essere passato per la china ed il bianco e nero, approda ai colori svavillanti dopo un viggio a New York e dimostra tutta la sua maturità artistica "Ho cercato l'illusione, ho cercato il calore, ho cercato il colore, ho cercato l'arte, ho trovato l'incanto". Predilige colori decisi, forti, sempre capaci di lanciare messaggi, testimonianze di spontaneità interiore. Inserita nel ciclo di mostre itineranti intitolata Er monno de noantri, Bucello propone figure di donne, uomini, maturi o anziani che raccontano attraverso gesti quotidiani la vita di tutti i giorni, le attese, le indifferenze, gli ammiccamenti. Ma è il colore coraggioso e forte, che ricordi il muralista messicano Alvaro Siqueiros, o il più italiano pittore Guttuso, ciò che fà Bucello un artista abile nel fare incontrare emozioni e tecnica. Il risultato è nei segni, nei rossi, nei gialliin tutto ciò che contribuisce a creare l'illusione di vivere un mondo fantastico. Così il suo pennello sembra aver corso sulla tela, delineando luci ed ombre, per ritrarre donne uomini e immagini che trovanouna identità nell'espressionismo più puro come ne "La signora Gina". Dai titoli "Mario", "Cesco", "Contessa", i suoi ritratti di tente comune raccontanodi volti dai lineamenti forti, e di forti caratteri popolari, di eleganze dimenticate e sepolte dal casual di tutti i giorni, proprio come si deve ai ritratti veri ed eterni. L' autore però non perde mai la tenerezza, già che la mostra è dedicata alla moglie "A Carolina che tanto sopporta i miei colori ed il mio disordine".

Dice di averci pensato tanto, poi con poche pennellate si è deciso a diventare un pittore. Perdendo la paura di iniziare e regalando a collezionisti ed intenditori già la sua seconda personale, inserita nel ciclo di mostre itineranti dal titolo "Illusioni d'arte", presso il Mokarabia coffee bar di piazza Fiume. Paolo Bucello ha solo 40 annie e, un prozio che era Renzo Vespignani, e da sempre ha la passione per l'arte. Bucello ha una carriera da informatico e la contraddizione intelligente della pittura. Ha la passione per i colori ad olio, da impastare e far diventare segno e disegno. Dice "Ogni pennellata segue l'altra, in un percorso ricco di luce. E' un cuore è sempre nascosto in ogni mio quadro". Diciotto opere di piccole e grandi dimensioni esposte fino a fine luglio dalle 8 alle ore 23.30. Alcuni titoli "Tornando a casa", "Contessa", "La giostra" , "l'attesa" . Le figure di Paolo Bucello nascono da momenti di vita, da pensieri, da allegrie e da viaggi. Oppure sono coloratissimi ricordi che assalgono lo spettatore che guarda impudicamente. Per ricordargli il colore, il gesto, e che la pittura è anche tecnica e non solo interpretazione della realtà. Poesia e non solo linee improvvisate "Si diventa vecchi quando si perde la capacità di stupirsi" scriveva Borges. Bucello , con la sua arte fà il possibile affinchè tutti si stupiscano e nessuno invecchi.
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Trovare l'ispirazione è sempre stato il più grande problema per chiunque produce arte. A me capita spesso di cominciare a pensare alla prossima idea mentre sto terminando un'opera. Tutto questo, forse per staccarmi da essa e lasciarla vivere. Mamma Roma rappresenta la romanità. La borghesia romana. L'ispirazione pensando a mio zio Renzo Vespignani , alle sue incisioni ai suoi soggetti. Aggiornerò il mio blog seguendo passo passo il progetto grafico relativo a questa opera.