Autore: websitebuilder
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21 maggio 2018
La tecnica della pittura si impara a scuola, ma l’arte di usare il pennello, come una bacchetta magica, nasce dall’anima. Paolo Bucello, giovane artista, dimostra di riuscirci con i quadri esposti nella scenografica scala ”Albini” della Rinascente di piazza Fiume, aperta fino al prossimo 17 maggio. Predilige colori decisi, forti o tenui, sempre capaci di lanciare messaggi, testimonianze di spontaneità interiore. Questo ragazzone, nato a Roma nel 1964 e formato nella scuola d’arte di via Ripetta, comunica intingendo il pennello nelle ore della meditazione, quelle delle luci dell’aurora oppure del tramonto. Tanto basta per farne un artista abile nel fare incontrare emozioni e tecnica. Il risultato è nei segni, colori, scenari, in tutto ciò che contribuisce a creare l’illusione di vivere in un mondo fantastico. Paolo Bucello riesce, dunque, a lasciare una traccia profonda in chi ne osserva le opere. Anche perchè la magia delle tinte sposa quelle delle forme, di fiori e nuvole evanescenti, di donne ridanciane e volti infantili, delle espressioni sempre diverse di una natura in continuo divenire. L’ispirazione? Più che mai casuale. Lui, benchè imparentato con il grande pittore Renzo Vespignani, ha cercato vie poco praticate, sassose e dirute, ma, alla fine, ha incontrato la strada, in occasione di un viaggio a New York ed alla visita dei musei di questa città. Colpito dai maestri dell’Impressionismo, ha voluto dare la sua impronta dipingendo con un’occhio al cavalletto, l’altro all’anima ed alla natura. Cos ì il pennello ha cominciato a correre sulla tela, piroettando tra luci ed ombre, ha ritratto danze di rose rosse, ma anche immagini che trovano una identità nell’espressionismo più puro come ne “La signora Gina”. Poeta della natura, Paolo Bucello riesce a toccare l’anima con la delicatezza delle tonalità di “Aurora”, le cui forme, per il gioco dei colori, sembrano mosse dalla carezza del vento. Il gioco del contrasto delle tonalità, con il giallo che predomina sui colori dell’arcobaleno riporta alla solarità e confessa: «l’ho dedicato a Carolina, moglie e musa siciliana». Ed il pensiero corre a Guttuso ed alle sue sicule forti tinte. .